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Via Condotti (già via della Trinità [1]) (R. IV – Campo Marzio) (da piazza di Spagna a via del Corso)
Si chiamò strada condotta, quando Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585), alla morte di Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572), il 1 maggio 1572, fece terminare i lavori per portare l’acqua in Campo Marzio mediante tre condotti (centrale di travertino, laterali di terracotta), che, passando per la allora via della Trinità (oggi via Condotti), immettevano l’acqua in un bottino in Piazza Caetani (Largo Goldoni), dal recipiente di vicolo del Bottino (Piazza di Spagna).
La chiesa della Santissima Trinità, che dava il nome alla "via Trinitatis" (ora via Condotti), iniziata a costruire da Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549) nel 1547, fu, dall’Ordine dei Trinitari, continuata nel 1741 e posta sotto la protezione della Corona di Spagna, nel 1784.
Per questa strada è il caffè Greco [2], oggi il più antico di Roma [3]. Al caffè, del quale accenna Giacomo Casanova nel 1740, fece seguito nel 1760 il vero fondatore, il levantino Nicolò di Maddalena.
La consumazione tipica di quei tempi era dagli artisti identificata nell’espressione "fuoco di padella ed acqua di cannella" e cioè il "focone" della padella riscaldatrice per accendere le pipe degli sfaccendati avventori e la cannella della fontanella, che butta sempre in una delle prime salette [4].
In un fatidico martedì, il 14 gennaio 1919, fu istituito nel locale il "Circolo dei Caffè dei Grecisti". Il Circolo che ebbe poi, la sera del 19 novembre del 1924, nell’aula magna della Trattoria del Pastarellaro in Trastevere, quella legge, (presentata dal Ministro della Pubblica Istruzione Casati, di concerto con il Ministro delle Finanze Alberto de’ Stefani) che, in tre soli articoli, stabiliva: 1) Viene fondata in Roma l'Università Liberissima del Caffè Greco; 2) In questa Università non ci sono né studenti né docenti, tutti sono autodidatti; 3) Rettore Magnifico a vita, senza emolumenti, è nominato il professor Umberto Ricci [5].
Pure per questa via è esistita la trattoria Nazzarri, giudicata gastronomicamente la migliore di tutta Roma, dove i due Spellman tenevano trattoria [6], con cucina cosmopolita, sempre affollata dagli stranieri che vi accorrevano anche dalle locande che stavano nei dintorni. Tra queste locande, le più famose erano: quella dell’“Europa” all’angolo di piazza Mignanelli, dall’“America” e dalla “Russia” (che si trovavano rispettivamente a metà e in fondo a via del Babuino), dal Circolo degli Scandinavi (Stammlokal), dall’“Alemagna" dei Rosler in via Condotti [7]
Carlo Goldoni (1707-1793), nelle sue memorie, descrive una festa del carnevale, del 1759, svoltasi in un appartamento di via Condotti appartenente ad un certo signor Poloni, che egli poi riprodusse nel personaggio di "Don Fabrizio" degli "Innamorati". (Mancini).
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[1] ) La « via Trinitatis » che andava da Piazza di Spagna a via della Scrofa, e, quindi, a Piazza Nicosia, fu iniziata da Paolo III nel 1547, mentre la chiesa della SS. Trinità, in via Condotti, con l’annesso ospizio e convento dei Trinitari, fu edificata sul palazzo Roccella, acquistato per 24.474 scudi dalle provincie di Castiglia, Leone e Navarra. La prima pietra fu posta il 21 maggio 1741 e i lavori ebbero fine nel 1784, sotto la protezione della Corona di Spagna.
[2] ) Nel 1872 Giovanni Gubinelli [nella sua casa, al di sopra del caffè, abitò nel 1861 Hans Christian Andersen, poeta e romanziere (1805-1875)], comprò il Caffè Greco da Cesare Frezza e lo rinnovò per la capitale del Regno d’Italia. Impiantò il gas, fece decorare da Ippolito Caffi le sette sale e dai fratelli Mazzocchi (ditta, nata nel 1835, che si occupava, essenzialmente dell’armeria pontificia) fece aprire quel lucernario, che è tuttora in essere e che dà luce all'ex corridoio, diventato un’intima saletta, cui fu dato il nome di "Omnibus”. È qui che tanta parte della vita artistica romana si svolse ed è qui che facevano recapito artisti e giornalisti della Roma Umbertina.
[3] ) Ora è scomparso quello che, per primo, vendé caffè a Roma (prima metà del XVII sec.) stava vicino a Piazza S. Maria del Campo Marzio n’era conduttore un ebreo.
[4] ) Il caffè greco stava per chiudere nel 1953, ma è stato salvato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Ha avuto così ragione Diego Angeli che scrisse di lui: "Il Caffè Greco non può morire... le generazioni possono seguirsi senza tregua, i vecchi frequentatori allontanarsi e morire. Le rivoluzioni abbattere i regni e creare nuovi Stati. Ma ci sarà sempre il poeta bizzarro, l'artista fuorilegge, il filosofo trascendentale che, capitando a Roma da una delle quattro parti del mondo, senza conoscenze, senza casa, senza quattrini, finirà col fermarsi nel vecchio caffè Romano, così come alle sue origini vi era entrato Giacomo Casanova, così come alla fine dei secoli vi entrerà l'ultimo spirito avventuriero o avventuroso dell'arte e della vita". Solo Felix Mendelsshon Bartholdy Felice (1809-1847) dopo la sua visita a Roma nel 1830, ebbe a scrivere del Caffè Greco: "Si tratta di una buia taverna frequentata da tipi torvi, gente orribile. Io non ci metterei mai più piede". Evidentemente il musicista giudicava spiriti torvi i Goethe, Walter Scott, Washington, Irving, Leopardi, ecc. ecc.
[5] ) Ai martedì intervenivano Prezzolini, De Stefani, Luigi Einaudi, Riccardo Bacchi, Arrigo Salmi, Alberto Asquini, Cesare Longobardi, Giorgio Del Vecchio, A.C. Jemolo, Bresciani Turroni, Riccobono, Giovanni Borelli, Giulio Bertoni, Benedetto Croce, Charles Poletti, Gioacchino Volpe, Pietro Bonfante, Fausto Staderini, Guido de Ruggiero, Gaetano Mosca, Giuseppe Ugo Papi, Balbino Giuliano, Pier Silverio Leicht, Alfredo Niceforo ed altri. Anche oggi (1958), questa atmosfera di "scapigliatura" è data al tradizionale caffè degli artisti del "martedì degli economisti". Ne fanno fede i signori Eugenio Anzilotti, Carlo Di Nola, Luigi Ferraris, Umberto Preti, Guido Re Riccardo e Mario Viana.
[6] ) Al primo ministro Quintino Sella, venuto a Roma nel 1870, gli fu offerto un pranzo. Fra gli ospiti il generale Alessandro La Marmora.
[7] ) Quasi di fronte al Caffè Greco, nel palazzo Lepri.
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